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venerdì 2 ottobre 2015

HarperCollins in Italia - e l'editoria per ragazzi?


È di ieri la notizia: la famosissima casa editrice HarperCollins, attualmente secondo colosso dell'editoria mondiale, approda in Italia dopo l'acquisizione della casa editrice Harlequin Mondadori, nata in principio da una joint venture tra la Mondadori e la Harlequin Enterprises. Si espande, dunque, arriva qui da noi con l'intenzione di continuare sì a pubblicare i romanzi che tutti conosciamo per mano della Harlequin (la collana Harmony, le nuove uscite nel mondo dell'editoria giovanile che negli ultimi tempi questo editore ci ha regalato), ma ampliando il catalogo ad abbracciare il consolidato mondo HarperCollins, famoso all'estero per averci regalato moltissimi titoli di valore, anche per ragazzi.

Ammettiamolo: chiunque tra noi legga in lingua, a leggere la notizia della Harper in Italia avrà perso un battito, ballato la samba e pregato il cielo che la news non fosse falsa. Dopo esserci assicurati della veridicità di quelle parole, abbiamo dedicato una serenata alla Harlequin e la sua direttrice, Paola Ronchi (confermata alla guida di HarperCollins Italia), e siamo finiti a setacciare il catalogo Harper per bearci di tutti quei titoli che potremmo avere, se l'editore in questione vorrà agire in questi termini.

Grazie, signore! Grazie!

Perché cosa significherebbe, in concreto, l'arrivo di un simile editore in Italia? E cosa vorrebbe dire per noi lettori di romanzi per ragazzi, fantasy a più non posso, libri che... beh, spesso e volentieri nel nostro paese cadono in secondo piano?

Per me, la parola chiave è...
Internazionalizzazione dell'editoria. Personalmente, adoro questo concetto. L'idea che la HarperCollins possa seriamente introdursi nel mercato editoriale italiano e in qualche modo contaminarlo attraverso un modus operandi completamente diverso dal solito, mi mette tanta, tanta allegria. Lo so, forse la mia è una speranza che verrà vanificata presto, ma a girl needs to dream, giusto? Io, poi, che sogno carta, cartine e pagine profumate di romanzi, giorno e notte, ho davvero bisogno di qualcuno che mi dica che anche per l'editoria italiana ci sia speranza. Una presenza del genere in Italia, in fondo, potrebbe significare tanto per noi. I lettori italiani potrebbero ritrovarsi con un'offerta più ampia, variegata, e magari anche costante nelle pubblicazioni, mentre gli scrittori italiani potrebbero avere - se mai la HarperCollins deciderà di aprirsi al nostro paese anche in quel senso - una speranza maggiore di avvicinarsi ai loro coetanei stranieri e ottenere, anche grazie a una rete distributiva come quella della Harper, la possibilità di arrivare a un pubblico che altrimenti si sognerebbero. Ovviamente io parlo da lettrice forte di un genere prevalentemente per ragazzi, ma lo stesso discorso si potrebbe applicare a qualsiasi tipo di romanzo, qualsiasi scrittore. Se questa grande novità fosse gestita come potrebbe, ci ritroveremmo davanti a un cambiamento importante nella nostra editoria, che spingerebbe verso una trasformazione di un settore attualmente in crisi, ma proprio per questo soggetto a grandi mutamenti.


O forse sbaglio. Forse tutto questo non sarà altro che un gran polverone, e le mie solo parole piene di speranza di una lettrice con il pallino per le utopie. Sarà il tempo a raccontarci come andrà a finire mentre noi, da bravi appassionati, rimarremo sugli spalti a guardare questa nuova realtà prendere piede.

Intanto pensiamo ai libri, perché è i libri che amiamo. Vi cito alcuni Young Adult editi dalla HarperCollins, che ne dite?
N.b. Alcuni di questi sono disponibili in Italia da parte di altri editori.

  
   

sabato 20 settembre 2014

Letture di fiducia

Cari lettori, come va la vita?
Molti di voi negli ultimi giorni avranno ripreso la regolarità, così come altri non l'avevano mai abbandonata e altri ancora avevano fatto troppe poche ferie per quante ne servirebbero a noi lettori incalliti. C'è chi è al liceo, chi più avanti e più avanti ancora. Insomma, tutti hanno i propri grattacapi e impegni, non è così? Però ci ritroviamo tutti in una passione comune, quella che forse lega più di qualsiasi altra: la lettura.


Negli ultimi giorni mi è capitato di fare una riflessione. Saltellando da una libreria all'altra (più per guardare che per comprare, purtroppo) mi sono riproposta di fare attenzione al comportamento dei bookish people, incuriosita dal fatto che spesso e volentieri mi capiti di andare spedita verso una Mondadori, una Feltrinelli o un semplice Libraccio con già un titolo in mente, un romanzo che vorrei acquistare e tornare a casa a leggere seduta stante. Arrivata in libreria, inizio la ricerca in prima persona annusando gli scaffali. In generale la risposta ai miei bisogni arriva con l'acquisto di dato libro e un sorriso ai commessi. Grazie e arrivederci!
È così un po' per tutti. Raramente nella mia Feltrinelli di fiducia mi è capitato di scovare una persona che andasse a domandare consiglio al commesso stesso su cosa acquistare. Raramente, raramente... a pensarci bene, non ricordo di aver mai visto qualcuno fare affidamento sugli "esperti del settore" che le librerie ci mettono a disposizione (anzi, è capitato che fossi io stessa a suggerire un libro a un perenne indeciso, mentre passeggiava tra librerie alzando romanzo dopo romanzo). Tutti sanno sempre, più o meno, cosa andare a comprare.

lunedì 2 dicembre 2013

Guerra all'editore: ne vale davvero la pena?

Una delle ultime frontiere della sempre più aspra critica dei book blogger verso gli editori è quella rappresentata dalla domanda: "perché non concludete tutte le serie che mettete sul mercato?". Dopo averne sentito parlare, e tra il fatto che ricevo costantemente commenti dove mi viene chiesto di inviare romanzi (anche inediti) ai vari lettori (cosa illegale) e le critiche di questi ultimi verso l'editoria, non ho potuto che decidere di venire a dire la mia perché, in tutta sincerità, ho come l'impressione che molte persone critichino senza parlare.

Il blogger medio (non tutti, per fortuna), a qualsiasi domanda sull'editoria nostrana, risponde automaticamente, "perché l'editore è cattivo".

Ma lo è? L'editore è davvero cattivo?
La mia risposta è no.



Mettiamoci nei panni di una casa editrice che opera in Italia. Questa ha dei costi da sostenere che vanno dalla carta, la stampa, l'inchiostro e i diritti fino agli affitti più svariati, salari dei dipendenti, paga l'autore, le royalties, i traduttori, paga quello, questo e quello, non dimenticarti le salate imposte dello Stato italiano e aggiungici l'IVA (per gli ebook l'IVA arriva anche a 20% contro i 3% del formato cartaceo - da qui accennato *in parte il prezzo esorbitante degli ebook). Poi ti ritrovi davanti una bella copia di quel romanzo che hai selezionato tra centinaia di libri stranieri o italiani (di qualsiasi genere), e dopo aver sborsato un certo tot per produrlo decidi di metterlo sul mercato a un certo prezzo - prezzo che potrebbe crearti profitto se e solo se le vendite supereranno una certa quantità (cosa che non sempre succede) e che potrebbe spezzare le gambe dell'editore se la scelta che ha fatto, la scommessa nel pubblicare quel dato libro non darà i frutti sperati.

L'editore, insomma, è alla continua ricerca del libro che farà il boom e gli permetterà di ripagarsi diversi costi e di pubblicare libri che, altrimenti, non potrebbe mettere sul mercato.