Tre mesi, cari lettori.
Tre mesi sono quelli che generalmente vengono indicati come "di vacanza" dagli studenti di tutto il mondo, tre mesi che quest'anno si sono, per me e molti altri neo-universitari, accorciati per via dello studio, tramutandosi in fonte di disperazione e ostacolo per la lettura, che come sapete è cosa buona e giusta quando si parla di RELAX.
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Come chi mi segue da tempo saprà, io durante le vacanze finisco in luoghi sconosciuti ai più e in cui i timorati di Dio si nascondono, in cui il divertimento più grande è quello di sedersi alle panchine con le comari di paese a cuocere a 46° all'ombra e fissare i passanti senza speranza che qualsiasi fonte di tecnologia (smartphone, tablet, computer portatile o quant'altro) si connetta a internet - perché lì non arriva, è già tanto se riesci a chiamare qualcuno o fare una ruzzle-ata (*colpevole*), devi rifornirti di romanzi da leggere da prima di andare in esilio, pur sapendo che non riuscirai a finirli tutti comunque (perché quando una book nerd si rifornisce, si rifornisce, questa parola assume tutto un altro significato quasi mistico).