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Catching Fire è il secondo libro dell'ormai rinomata serie degli Hunger Games, edito in Italia grazie alla Mondadori con il nome di "La Ragazza di Fuoco" e, per ora, ultimo disponibile della trilogia in terra nostrana.
Spoiler per chi non abbia ancora letto il primo volume
In questo sequel, tutto ciò che avete provato leggendo il capitolo precedente, tutta l'adrenalina, la disperazione, il sangue che pulsava nelle tempie, ritorna incredibilmente amplificato e ancora più inquietante di prima, costringendo il lettore a divorare ogni pagina con una fame ("hunger", inquietante pure questa affinità...) fuori dalla norma, che assume contorni non poco sadistici e, a volte, non lascia spazio al sonno.
In "La Ragazza di Fuoco", Katniss e Peeta, i vincitori della 74° edizione degli Hunger Games, sono tornati nel Distretto 12 e, una volta allontanati i paparazzi, hanno ripreso le loro vecchie vite, o quasi. Gale ha iniziato a lavorare nelle miniere di carbone, e non può più cacciare giornalmente. Peeta e Katniss non hanno contatti, però devono prepararsi all'imminente "Tour della Vittoria", dove dovranno tornare ad essere due ragazzi follemente innamorati l'uno dell'altra. In tutto questo, la visita del Presidente Snow e l'annuncio che il comportamento di Katniss potrebbe aver acceso una fiammella tra i distretti, che potrebbe presto degenerare in qualcosa di molto più pericoloso, peggiora enormemente le cose, rinchiudendo i nostri protagonisti in una gabbia da cui non sarà facile uscire.
"La Ragazza di Fuoco" è un libro che dà assuefazione, e sottolineo che non sto scherzando. E' un avvertimento che dovrebbe essere stampato in caratteri cubitali, proprio sotto il titolo, come nelle sigarette. Perchè anche se qualcuno potrebbe trovarlo "grigio", triste, inquietante, a volte così realistico da spaventare il lettore, non credo esista una persona al mondo che sia riuscita a posarlo sul comodino senza rimanere ore a pensarci.
Lo stile della Collins è, come al solito, mostruosamente perfetto per la storia e incredibilmente brutale. La narrazione segue il suo corso, senza escludere nulla e senza aggiungere troppo, iniziando lentamente per poi accelerare soprattutto nella seconda metà del libro, dividendo così il romanzo in due "sezioni". La prima, fino alla fine del Tour della Vittoria e poco dopo, è stata criticata da molti perchè, a dispetto della seconda (totalmente dedicata all'azione), si evolve molto lentamente, lasciando spazio ai pensieri di Katniss. Ho amato questa parte perchè sono le pagine in cui l'autrice ha voluto sottolineare lo stato emotivo dei suoi personaggi, irrimediabilmente danneggiati (occhio: danneggiati, non ancora distrutti) dalle esperienze vissute, considerabili non più come persone sane, ma disturbate nel senso più distorto del termine.
Soffermandoci proprio su di loro, sui protagonisti (e non solo), servirebbe un libro a parte per elogiare la loro sublime maturazione: spaventosamente realistica, inquietante, vera, bella.
A partire da Haymitch, di cui vengono finalmente spiegati i comportamenti e l'origine di essi, per passare da Peeta, la sola "certezza" di tutto il romanzo, e arrivare a Katniss, raggiungendo l'apice.
Ho amato la nostra eroina molto più che nel primo volume, in cui tutto ciò a cui riusciva a pensare era la propria sopravvivenza, perchè in "La Ragazza di Fuoco" la sua crescita è tale che il suo scopo primario si evolve, passando dal "me stessa" al "noi". Vivere nella sua mente è stata una vera e propria rivalutazione delle mie stesse convinzioni, anche grazie ad una delle cose più affascinanti e inquietanti di questo libro: i suoi incubi, che non permettono di dimenticare davvero, non permettono di lasciarsi alle spalle le morti innocenti (perchè, in fondo, negli Hunger Games lo sono tutte), che aprono gli occhi alla realtà dei fatti. Perchè in questo libro ho capito che non esiste il "buono" e il "cattivo". Esiste una società che impone schemi su schemi, che costringe gli innocenti a lottare per profitti personali, che porta l'uomo ad uccidere i suoi simili. E dall'arena, alla fine, scopriamo che non esce un vero Vincitore, ma solo una persona distrutta e incapace di dimenticare, indebolita dalla crudeltà dell'uomo, tutto solo per il suo divertimento.
E, lo avete notato? Noi lettori, alla fine, non siamo altro che spettatori affamati come la gente di Panem, che non riescono a distogliere lo sguardo dalle pagine di questa storia nonostante le atrocità descritte, che provano piacere nell'assaporare persino il dolore che ne deriva.
Tutto questo è inquietante, non vi pare?
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