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domenica 29 dicembre 2013

Top 2013: dieci libri che quest'anno hanno fatto colpo.

Titolo originale: dieci libri che quest'anno hanno fatto palpitare il mio cuore.

Dopo avere anche solo pensato a un titolo di intervento che contenesse parole come "palpitare il mio cuore", il minimo che io possa fare è iniziare con un:



Ecco, ora va molto meglio.
Come da titolo, questo post è una delle primissime classifiche di quest'anno, che partono oggi e continueranno fino ai primi di Gennaio. Sono le classifiche riguardanti il 2013, e che stilerò in pieno al mio Io-lettrice-compulsiva, che parte quindi in grande con i dieci romanzi (o dieci di quelli) che mi hanno fatto palpitare il cuore, ossia possono avermi incantata, stupita o, più semplicemente, fatta diventare come gli zombie nella foto.

Tanto per rincarare la dose.
Nota: le mie classifiche, come ben sapete, sono sempre "classifiche-tanto-per-dire". Non ho un vero ordine mentale, quindi metterò solo dieci dei libri che ritengo i migliori dell'anno. Per quelli per cui ho scritto una recensione, la troverete linkata cliccando sui titoli!

1. A Clash of Kings, di George R. R. Martin - Ovviamente il vero primo romanzo in classifica, il primo che mi viene in mente e il primo che mi ha stregata è stato A Clash of Kings, di George R. R. Martin. Sono arrivata all'ultimo romanzo della saga fino ad ora pubblicato, ma ancora penso a quello che mi ha definitivamente conquistata!
E poi nel caso di George, leggendo divento davvero come gli zombie nella foto.
Edito per Mondadori.


2. Gameboard of the Gods, di Richelle Mead - Un romanzo maturo, indirizzato agli adulti e scritto bene. La società della Mead mi ha incantato e questo mondo distopico, fantascientifico e fantastico mi ha conquistata.
Voglio il sequel.
Inedito in Italia.


3. Unravel Me, di Tahereh Mafi - Come potevo non inserire la Mafi.
Io amo la Mafi, e voi lettori lo sapete bene.
IO LA AMO.
Inedito in Italia.



4. Dare You To, di Katie McGarry - Ho letto anche il terzo companion del romanzo Pushing the Limits, di Katie McGarry, ma il secondo rimane il migliore. Dare You To mi ha emozionata e mi ha fatto vedere gli unicorni. Romantico e coinvolgente!
Inedito in Italia.


5. Hex Hall, di Rachel Hawkins - Dico solo: che risate. Demonglass, il seguito, non mi ha colpito quanto Hex Hall, ma darò comunque una chance all'ultimo libro, Spellbound. Intanto, il primo rimane il migliore. Che risate!
Inedito in Italia.


6. The Dream Thieves, di Maggie Stiefvater - Maggie, Maggie... Che scrittura, che personaggi, che caratterizzazione, che storia, che fantasia.
Maggie Stiefvater è una maga con le parole.
Inedito in Italia.

venerdì 27 dicembre 2013

Recensione: Fracture Me, di Tahereh Mafi

La mia recensione
Titolo: Fracture Me (Schegge di Me #2.5)
Autore: Tahereh Mafi
Editore: HarperCollins
Pagine: 68
Inedito in Italia
Trama tradotta da me (citare in caso di utilizzo)
"Mentre Omega Point si prepara a lanciare l'assalto al Settore 45 e i suoi soldati, l'attenzione di Adam non potrebbe essere più altrove. Sta ancora soffrendo per la fine della sua relazione con Juliette, ha paura per la vita del suo migliore amico ed è preoccupato per la sicurezza del fratellino James. E proprio quando inizia a domandarsi se questa è la vita che gli rimane, suona l'allarme. È tempo di guerra.
Sul campo, sembra che tutto vada per il meglio - ma abbattere Warner, il fratellastro di Adam, non sarà facile. La Restaurazione non tollera la ribellione e farà di tutto per annientare la resistenza... incluso uccidere tutte le persone che Adam ama."


Spoiler per chi non abbia letto Destroy Me e Unravel Me.

Fracture Me è la seconda novella che si inserisce nella saga di Shatter Me, di Tahereh Mafi, trilogia nota in Italia come "Schegge di Me". FM è narrata dal punto di vista di Adam Kent, il ragazzo conosciuto nel primo libro e che in Unravel Me ha giocato un ruolo più contenuto rispetto a ciò che la maggior parte dei lettori si aspettava, e si posiziona temporalmente verso la fine del secondo volume della trilogia e l'inizio del terzo.


Fracture Me è breve.
Fracture Me è concisa.
Fracture Me è una novella che, però, non dice niente più di quello che già sapevamo.
In poco più di sessanta pagine c'era da aspettarselo, ma la lettura di FM non ha fatto altro che mettere altre basi, alcune anche un po' scontate, per Ignite Me, e dare un senso anche a quei personaggi che, come Adam, se non fossero stati rispolverati prima del gran finale sarebbero caduti nel dimenticatoio dei lettori. Dopo Unravel Me, in fondo, un po' tutti ci chiedevamo come facesse Juliette a continuare a pensare, in quei pochi momenti, ad Adam - la Mafi decide quindi di dedicargli una piccola novella per riportarlo nelle grazie dei suoi fan e tentare, così, di far luce sul suo carattere e i suoi comportamenti che dagli occhi di Juliette erano sempre apparsi troppo perfetti.
In Fracture Me ci viene dato uno squarcio di verità sul personaggio di Adam, che me lo ha fatto apprezzare di più rendendolo meno perfetto di quel che sembrasse agli occhi della protagonista. Allo stesso tempo, però, viene naturale metterlo brevemente a confronto con il suo più complesso antagonista e main character della novella Destroy Me, che aveva dovuto approfondire un personaggio emblematico come quello di Warner.
Cosa ne esce dal confronto?
Ne escono due persone che, messe di fronte agli stessi quesiti (cosa desideri? Cosa aspiri a diventare? Cosa vuoi tenere al sicuro? Chi? Da quale parte ti schieri realmente?), hanno risposte ben diverse. Adam, infatti, mostra finalmente il proprio personaggio per quello che è, e lo mostra per ciò da cui è mosso: non dal suo amore per Juliette e non dai suoi grandi ideali, ma dall'istinto di sopravvivenza e il desiderio di tenere al sicuro l'unica persona che amerà sempre: il fratello.
E basta.
È questo che Fracture Me mi ha dato, e per questo gliene sono grata. Avevo voglia di capire cosa passasse per la testa di Adam, e ora sono ancora più curiosa di leggere l'ultimo romanzo della saga, Ignite Me, che promette gran cose non solo per me che quelle gran cose le vedo persino nel titolo (*winks*), ma anche per chi, diversamente da me, magari aveva altri piani per questa storia.

Tahereh, stupisci tutti.
Me compresa.

E se lo dice lei.


Consiglio questa novella a tutti quelli a cui Tahereh Mafi non basta mai.

Potete acquistare Fracture Me qui!

mercoledì 25 dicembre 2013

Oh oh oh! Buon Natale!

Cari lettori!
Oggi è il 25, e ciò significa che oggi è il giorno in cui tutti i regali sono stati ufficialmente aperti!
Significa anche, ovviamente, che il From a Book Lover vi fa i più dolciosi e libreschi auguri, nella speranza che questo Natale sia meraviglioso e pieno di pagine rubate tra un fuocherello e l'altro.




Il blog presto pubblicherà le classifiche di fine anno, quindi tenetevi pronti. Intanto passate una splendida giornata e uno splendido periodo di feste, ricordando sempre che...

Un Lannister paga SEMPRE con i regali. Buon Natale!

venerdì 20 dicembre 2013

Nuovo anno, nuovi libri! Nuove avventure in libreria per il 2014.

Cari lettori,
Come ogni anno, si avvicina il momento delle classifiche del blog sui libri letti durante il 2013 (e non solo i libri... quest'anno sfoggerò il meglio di me, sappiatelo!), ma intanto ho pensato bene di riassumere alcuni dei romanzi che verranno pubblicati a Gennaio 2014 e che il blog ritiene affini/desidera-follemente/vi-costringerà-a-prendere/farà-la-fila-all'acquisto.

Quali sono?


Requiem, di Lauren Oliver


Ho aspettato la pubblicazione italiana per poter leggere questo libro perché... non saprei. Ho letto il primo volume in italiano e con quello ho sentito la magia della mia adorata Lauren, quindi ho ben pensato di continuare con la traduzione nostrana e pregare che la Oliver non mi uccida troppo con l'ultimo capitolo di questa meravigliosa trilogia (il secondo, se ricorderete, mi ha fatto penare come pochi romanzi).
Requiem uscirà il giorno del mio compleanno, il 28 Gennaio 2014!

mercoledì 18 dicembre 2013

Recensione: Le Rovine di Gorlan (The Ruins of Gorlan), di John Flanagan

La mia recensione
Titolo: Le Rovine di Gorlan
Titolo originale: The Ruins of Gorlan
Autore: John Flanagan
Editore: Mondadori
Collana: Junior
Pagine: 249
"L’avevano sempre spaventato in passato – i Ranger, con i loro cappucci neri e movimenti impercettibili. La gente del villaggio crede che i Ranger pratichino una magia che li rende invisibili agli occhi delle persone normali. E ora il quindicenne Will, troppo minuto per la sua età, è stato scelto come apprendista di un Ranger. Ciò che non ha però ancora realizzato è che i Ranger sono i protettori del regno. Addestrati nelle arti della guerra e dell’incognito, combattono battaglie prima che queste raggiungano il popolo. E mentre Will impara, uno scontro si avvina. Morgarath, l’esiliato Signore delle Montagne della Pioggia e della Notte, sta raccogliendo le forze per attaccare il regno.
Questa volta, nessuno lo fermerà…"



Dopo averne sentito parlare benissimo da un'amica molto bookish dai gusti affidabili, ho deciso di dare un'occasione a una serie per ragazzi (nota: la Mondadori la consiglia dai 12 anni e io mi aggrego ampiamente) molto apprezzata in patria, che è però giunta un po' in ombra qui da noi: "L'apprendista del Ranger", "Ranger's Apprentice". Sono andata sul fidato sito di Book Depository e ho deciso di acquistare il boxset contenente i primi tre volumi relativamente piccini di questa interminabile saga - sono undici libri se non erro, uno più, uno meno - al modico prezzo di circa 14 euro (ora alzato a 17,89), contenta dell'affare che BD mi aveva proposto e con l'aspettativa di iniziare una serie che mi avrebbe potuta appassionare. Non era la prima volta che acquistavo un romanzo per ragazzi, si guardino i fantastici libri per Percy Jackson, e quando è arrivato il mio meraviglioso box, ho subito aperto The Ruins of Gorlan, Le Rovine di Gorlan (#1) sperando di apprezzarlo e trovare il desiderio di continuare immediatamente con gli altri libri.
Il desiderio c'è stato, sì, ma è stato abbastanza contenuto.

Mi aspettavo di più da un romanzo che su Goodreads si ritrova con una media piuttosto alta e una serie di recensioni strepitose. Certo non mi ero illusa del fatto di potermi appassionare completamente sin dal primo libro, in fondo si sa che le serie per ragazzi (soprattutto quelle consigliate a poco più che bambini) hanno bisogno di tempo per maturare di romanzo in romanzo, accompagnando il lettore e i personaggi in un lungo cammino, ma non è stato quello ciò che mi ha lasciata con un retrogusto troppo amaro per le alte aspettative.
The Ruins of Gorlan è un romanzo lento, molto lento, e centrato sulla figura apatica di Will. Ora, capisco la necessità di dare al lettore un personaggio in cui immedesimarsi e che col tempo maturerà e mostrerà tutti i meravigliosi lati positivi che un giovane ragazzo di quindici anni e più potrà avere, ma impostare il tutto partendo da un adolescente senza un minimo di personalità? Leggendo Percy Jackson ho avuto a che fare con un ragazzino che, nonostante tutto, mi strappava un sorriso ogni mezza pagina. Cosa si ha, invece, leggendo Will?
Ve lo dico subito: si ha il folle desiderio di finire il suo paragrafo/capitolo e passare a un altro personaggio.

Will...

E qui arriviamo al lato positivo di John Flanagan: la scelta di scrittura. Il nostro autore ha, infatti, optato per una narrazione onnisciente in cui i punti di vista si susseguono e l'attenzione non è solo su un personaggio, ma su un gruppo abbastanza corposo di protagonisti (comprese alcune pagine dal punto di vista dell'antagonista). Nel caso dell'Apprendista del Ranger, questo è un plus non indifferente perché il ragazzo da cui ci aspetteremmo di più, Will, non è in grado di reggere il peso della storia che gli ruota intorno, così l'aggiunta di co-protagonisti dalla personalità meglio delineata e da sfumature più accentuate è ciò che salva l'intera narrazione. C'è anche da dire che Flanagan regge bene la sfida che è questo tipo di scrittura in un romanzo fantasy per ragazzi, che potrebbe essere risultato noioso ad alcuni ma che posa fortunatamente su solide basi che nei successivi libri potrebbero essere state ben sfruttate. Altri incentivi alla lettura sono poi le promesse di maturazione futura che l'autore sparge per il primo libro e i capitoli finali in cui la storia prende una piega più avventurosa e appassionante. Il problema della poca credibilità si fa strada alcune volte, soprattutto quando si parla di Will e il suo maestro Halt (che è un Will adulto, in poche parole), ma per fortuna personaggi come Horace e la consapevolezza di ciò che il mondo di Flanagan potrebbe dare sostengono il peso di tutto il libro e convincono ad andare avanti con la serie. Inoltre rimane sempre l'eco lontano del lettore consapevole dentro di noi, che sussurra che questa è una serie prevalentemente rivolta ai bambini, e per i primi romanzi sopportare le banalità sarà d'obbligo.

In sostanza, consiglio questo romanzo a chi ama il genere fantasy per ragazzi o direttamente ai più piccoli. Volendo introdurre alla lettura, Flanagan potrebbe fare al caso vostro, quindi non abbiate paura e regalatelo a qualche piccolo briccone: magari si appassionerà e inizierà a leggere!

domenica 15 dicembre 2013

Dicembre tra Hobbit e Regine di ghiaccio.

Cari lettori,
Oggi è il 15 Dicembre e tutto quello che ho per la testa (escludendo lo studio, lo studio e lo studio in vista della prossima sessione di esami), sono come al solito i libri e... il cinema.
Sì, il cinema. Quanti film escono questo Natale che vorremmo vedere? E non sto parlando dei cine-panettoni (per carità, sparatemi piuttosto), ma delle decine di trasposizioni/nuovi film che desidero follemente vedere! Perché è tempo di catapultarsi nelle sale almeno una volta alla settimana, ed è tempo di farlo con i cappellini della Disney e le bandierine di Lo Hobbit.

Lo Hobbit, aspettami!


Ho apprezzato il primo movie nonostante le varie critiche sulla rete per via della poca attinenza ai libri. In fondo è, per l'appunto, una trasposizione, e raramente questo simboleggia la buona riuscita del film (ciao Catching Fire, La ragazza di fuoco, tu eri e sei meraviglioso <- andatelo a guardare!). Guarderò anche questo e mi aspetto molto in quanto a effetti speciali e personaggi. Speriamo che le mie aspettative non risultino vane!

Frozen, let me love you!


Nominato al Golden Globe come miglior film d'animazione e per miglior canzone originale (a fianco ad Atlas dei Coldplay per Catching Fire! <- ossessionata, sì) con Let It Go, di Idina Menzel. Non mi stupirò se i premi continueranno a fioccare, e aspetto con ansia di sapere di più - intanto lo andrò a vedere non appena raggiungerà i cinema nostrani il 19 Dicembre, perché io e la Disney non andiamo solo d'accordo: la nostra è una relazione stabile e meravigliosa.
Sapevate? Qualcuno ha persino detto che sia il miglior film della Disney da oltre vent'anni!

domenica 8 dicembre 2013

La dura vita del lettore compulsivo.

La vita da lettore compulsivo è una vita dura. Ti svegli la mattina pensando "oggi ho proprio voglia di iniziare...", e poi ricordi di star già leggendo quell'altro libro che tanto ti sta piacendo ma non ti prende abbastanza. Ti rigiri nel letto pensando, "chissà cosa succederà nel prossimo capitolo"...

Poi ovviamente accendi la lucina del comodino (o del cellulare - non mentire! Lo hai fatto almeno una volta) e, ancora, pensi, "ma quasi quasi lo scopro ora".

La vita da lettore compulsivo è fatta di alti e bassi, momenti di crisi di astinenza e desiderio di trovare qualcosa di nuovo, di rileggere un classico o di rinchiuderti in una stanza buia perché quel libro è davvero finito. È quella vita in cui il tuo comodino è perennemente sommerso da libri, in cui comprare libri ti salva da una crisi mistica in cui pensi al mondo, in cui ricompri lo stesso libro in edizioni differenti perché sì. Ci deve davvero essere una ragione a parte il desiderio di imporre la supremazia di quella storia nella mia libreria?
La risposta del lettore compulsivo è: certo che no, sciocchini.

Noi lettori compulsivi siamo una specie complessa e, come tutte le categorie che si rispettino, ci siamo tutti macchiati di alcune chicche-compulsive o reazioni esasperate, almeno una volta nella nostra vita da lettori compulsivi.

Ecco quindi la lista di alcune delle mie.

  • #1 - "Guardali... non sono bellissimi? I miei bambini!"

Non sono i miei, ma rende l'idea.

Una cosa che ho fatto, ma solo per pochissime serie (due, massimo tre) o romanzi (forse uno), è stata comprare lo stesso libro in più edizioni e in più lingue. La gente che lo viene a sapere (o li vede per caso), non mi guarda più allo stesso modo - io, invece, sento la soddisfazione che mi scorre nelle vene perché i miei amati romanzi hanno dimostrato la loro supremazia, sia nella mia libreria che nel mio cuore.

mercoledì 4 dicembre 2013

The Hunger Games: 10 buone ragioni per correre a vedere Catching Fire e il motivo per cui i libri sono sempre un must.

Scommetto che già dal titolo di questo intervento avete capito di cosa si tratta.
Beh, sì. Proprio ieri sera sono andava a vedere Catching Fire al cinema, La Ragazza di Fuoco, con il cuore in mano e l'anima già devota all'autrice Suzanne Collins.
Vi dirò, le mie aspettative erano buone: avevo visto The Hunger Games (#1) e sapevo che, nei limiti, la Lionsgate era rimasta fedele sin dal principio al romanzo. Avevo anche sentito voci entusiaste di chi si era già precipitato a vedere l'adattamento, ma la maggior parte di queste persone non aveva in precedenza letto il libro, da cui il mio scetticismo.
La verità? È che Catching Fire è stato perfetto e, in questo post, vi darò le mie 10 buone ragioni per fiondarvi a vederlo... e per cui i libri sono comunque sempre una spanna sopra.



Possibili, minuscoli spoiler sul film e spoiler sui libri (cercherò di contenermi sul terzo).


  • La Lionsgate si è impegnata.

Grazie al fatturato del primo film, i nostri eroi si sono potuti permettere un investimento bello grosso per questo sequel, e si vede. Dai costumi agli effetti speciali (che già trovai ottimi nel primo) fino alla trama, la Lionsgate soddisfa le aspettative - i ricavi in giro per il mondo si sono duplicati (e anche più, in alcuni Paesi), e i record non sono mancati (ha abbattuto il box office durante il Thanksgiving in America, tanto per dirne una!), portando le mie aspettative per Mockingjay, Il Canto della Rivolta, alle stelle.
Sarà meraviglioso.

  • La trama è fedele al libro (nei limiti)


Molte volte quando si dice questa frase i lettori compulsivi si aspettano di tutto (solo noi possiamo capire gli orrori in film come Percy Jackson e il ladro di fulmini o L'Ospite, vero?), ma nel caso di Catching Fire potete tirare un sospiro di sollievo! Certo, non è stato possibile inserire proprio tutto, e alcune cose si possono sentire solo se si è nella mente di Katniss:

“Peeta, perché non so mai quando hai un incubo?" dico.
"Non lo so. Non mi sveglio gridando o mi agito tra le lenzuola. Divento come... paralizzato dal terrore," risponde. "Dovresti svegliarmi," gli dico, pensando a tutte le volte che interrompo il suo sonno, anche due o tre volte nelle notti peggiori. Penso al tempo che ci vuole per calmarmi.   
"Non serve. Di solito i miei incubi sono su di te, sul perderti," dice. "Sto meglio quando mi accorgo che sei qui."

“Ma le Ghiandaie Imitatici non sono mai state un'arma," aveva detto Madge. "Sono solo uccelli canterini. Giusto?"
"Sì, penso," avevo risposto, Ma non è vero. Una Ghiandaia non è solo un uccello canterino. Una Ghiandaia Imitatrice (nota: un Mockingjay) è una creatura la cui esistenza la Capitale non aveva mai preso in considerazione. Non avevano immaginato che i loro super controllati Jabberjay (nota: uccelli da cui è nato il Mockingjay) si sarebbero adattati in un ambiente selvaggio, che si sarebbero riprodotti in una nuova forma. Non avevano anticipato il loro desiderio di vivere.

Sarà per il budget maggiore, ma la Lionsgate sembra proprio aver capito l'importanza di non modificare nulla. Farlo, nel caso di una saga come quella in questione, sarebbe stato un errore. I colpi di scena sono sempre e comunque all'ordine del giorno con una scrittrice come Suzanne Collins.

  • Cura nei minimi dettagli

Menzione d'onore: Francis Lawrence ha corretto l'errore in The Hunger Games, dove tutti facevano il simbolo delle tre dita con una mano a caso. Lui in questo sequel ha fatto in modo che venisse usata solo la mano sinistra. E IO TI AMO, FRANCIS.
Poi... Nel primo film mi era capitato di dover spiegare più volte a chi era con me cosa stesse accadendo e le motivazioni di alcuni personaggi (che altrimenti non avrebbero avuto la stessa importanza). Ora, sarò io troppo ossessionata da questi libri, ma penso che The Hunger Games fosse ambiguo in diversi punti, e penso anche che per chi non si fosse trovato in precedenza nei romanzi, nella mente stranamente contorta di Katniss (soprattutto andando avanti nella narrazione), non abbia capito completamente l'importanza di alcune sue azioni e reazioni.
In Catching Fire la cosa è stata in parte corretta e migliorata, grazie all'ausilio di alcune battute dette anche da personaggi esterni alla storia (è stata introdotto la nipotina di Snow, tanto per dirne una, che in alcune scene ha fatto la parte di "voce della ragione" mentre nel libro veniva semplicemente accennata alla fine dell'intera trilogia). È anche vero, però, che più procediamo, più la realtà agli occhi dei personaggi si fa confusa ed estranea. Questa è una di quelle piccole tematiche con cui la Collins gioca costantemente nei romanzi: "Realtà o illusione?", tutto sta lì, alla fine, in quella piccola frase che penso gli attori di cui dispone il cast possano aiutare a portare in vita. La Lionsgate ci sta provando e si vede, ma rimane molto difficile rendere al meglio la testa di una ragazza complicata come Katniss, senza poterne vedere i pensieri. Il talento di attori come la Lawrence aiuta, certo, ma il senso di vuoto che un libro come Il Canto della Rivolta, Mockingjay, ti dà, non è facile da portare sul grande schermo. Mi auguro di riuscire a vederlo e provarlo, però, perché è una delle cose che più ho amato nei romanzi.

lunedì 2 dicembre 2013

Guerra all'editore: ne vale davvero la pena?

Una delle ultime frontiere della sempre più aspra critica dei book blogger verso gli editori è quella rappresentata dalla domanda: "perché non concludete tutte le serie che mettete sul mercato?". Dopo averne sentito parlare, e tra il fatto che ricevo costantemente commenti dove mi viene chiesto di inviare romanzi (anche inediti) ai vari lettori (cosa illegale) e le critiche di questi ultimi verso l'editoria, non ho potuto che decidere di venire a dire la mia perché, in tutta sincerità, ho come l'impressione che molte persone critichino senza parlare.

Il blogger medio (non tutti, per fortuna), a qualsiasi domanda sull'editoria nostrana, risponde automaticamente, "perché l'editore è cattivo".

Ma lo è? L'editore è davvero cattivo?
La mia risposta è no.



Mettiamoci nei panni di una casa editrice che opera in Italia. Questa ha dei costi da sostenere che vanno dalla carta, la stampa, l'inchiostro e i diritti fino agli affitti più svariati, salari dei dipendenti, paga l'autore, le royalties, i traduttori, paga quello, questo e quello, non dimenticarti le salate imposte dello Stato italiano e aggiungici l'IVA (per gli ebook l'IVA arriva anche a 20% contro i 3% del formato cartaceo - da qui accennato *in parte il prezzo esorbitante degli ebook). Poi ti ritrovi davanti una bella copia di quel romanzo che hai selezionato tra centinaia di libri stranieri o italiani (di qualsiasi genere), e dopo aver sborsato un certo tot per produrlo decidi di metterlo sul mercato a un certo prezzo - prezzo che potrebbe crearti profitto se e solo se le vendite supereranno una certa quantità (cosa che non sempre succede) e che potrebbe spezzare le gambe dell'editore se la scelta che ha fatto, la scommessa nel pubblicare quel dato libro non darà i frutti sperati.

L'editore, insomma, è alla continua ricerca del libro che farà il boom e gli permetterà di ripagarsi diversi costi e di pubblicare libri che, altrimenti, non potrebbe mettere sul mercato.