Avete presente quella sensazione, dopo aver letto un romanzo, di non sapere bene se vi sia piaciuto o meno?
Quella sensazione di doverlo quasi rileggere per assicurarvi di ciò che state provando e cercare di capire cosa sia andato, cosa non sia andato... La scintilla è scoccata o no?
Questo è quel che ho provato dopo aver concluso Stolen Songbird.
Partiamo da... I presupposti. Avete letto la trama? Cécile de Troyes viene rapita e costretta a sposare il principe di una razza di mostri, i troll, nascosti per cinque secoli agli occhi degli umani, citati solo nei miti da raccontare ai bambini per insegnargli a comportarsi bene e seguire le buone maniere. I troll sono mostri - alcuni sono orrendi, sfigurati, altri sono belli come il diavolo. Malvagi, meschini, senza pietà: sono tutto quello che le storie raccontavano e anche più. Legano Cécile al loro principe e la costringono a diventare la speranza per un intero popolo, quando tutto ciò che lei vorrebbe è scappare, tornare a casa, rivedere i suoi cari.
I suoi occhi argentei si fissarono su di me e giurai potesse vedere nel profondo della mia anima. "È lei."
"Ne sei certa?" Domandò il Re dal suo trespolo sul trono. "Odora alquanto."
I personaggi.
Cécile è una ragazza intraprendente, fuori dalla sua epoca. Ha il coraggio delle migliori protagoniste, la prontezza di spirito delle guerriere, riesce a valutare ciò che è giusto e sbagliato e quando sbaglia è sempre pronta a capire i propri errori. È una protagonista ideale, potremmo dire, eppure questa sua aura di perfezione non aiuta il lettore ad affezionarsi a lei, facendola apparire quasi troppo perfetta.
Poi c'è Tristan... Ah, Tristan. Il principe bellissimo e meschino. Il principe che la tiene lontano nonostante il legame che li unisca sia forte e tangibile - nel vero senso della parola, se consideriamo che "i matrimoni" troll avvengono attraverso una cerimonia chiamata Legamento (Bonding), in cui i due individui vengono uniti da una magia antica che lega le loro menti ed emozioni a vita, in maniera indissolubile se non attraverso la morte. Ed è questo legame, forse, che presupponendo già un possibile finale di questa trilogia mi ha fatto calare in parte l'anticipazione per i prossimi volumi.
I personaggi secondari, invece? Perfetti, come i loro protagonisti. È tutto così perfetto e ideale in questo libro, così strutturato e intessuto fluidamente e con ottimismo, che le mosse dei "cattivi" vengono quasi a cadere di fronte alle infinite capacità dei personaggi principali. Ai miei occhi è stato come vedere un cavaliere lottare contro un drago che miagola, senza la possibilità di vivere davvero il conflitto che dovrebbe essere alla base di qualsiasi buon libro - banale o meno che sia. C'è stata persino questa scena in cui Cécile ha dovuto fare una determinata scelta... E ho sperato fino all'ultimo scegliesse l'imprevedibile, piuttosto che seguire quel che mi sarei aspettata sin da subito.