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mercoledì 9 ottobre 2013

Il processo di scrittura - prima di iniziare a scrivere #1

Cari lettori,
L'intervento di oggi nasce da un pensiero casuale e un argomento su cui ragiono da un po', che la maggior parte di voi sicuramente conosce. Magari avete anche provato sulla vostra pelle il funzionamento di questo famoso "processo", di cui discuterò a mio modo, ma qua proverò a dire la mia! Per qualsiasi commento o aggiunta che vorreste fare, potrete inserirli in basso e saranno bene accetti.

Il processo di scrittura, è questo il concetto introdotto dal titolo del post, in particolare la fase "prima di iniziare a scrivere".
Partiamo dal fatto che quest'intervento sarebbe in teoria il primo di una serie di un non precisato numero di post in cui volevo parlare della scrittura. Cielo vuole che mi sia capitata a portata di mano una lista composta da momenti essenziali, con cui concordo abbastanza. La terrò come riferimento? Sì, almeno all'inizio, in modo da poter introdurre il discorso.

Ricordate che qui parlerò di cosa, secondo me, serve per scrivere una storia. Se avete altre idee e pensieri, commentate pure! Ma tenete a mente che questo intervento sarà molto personale.

Partiamo quindi dal primo momento:


  • DECIDI PERCHÈ VUOI SCRIVERE E PER CHI.

In sostanza la lista elenca diversi momenti aventi più punti. Il primo è PRIMA DI SCRIVERE, che raccoglie i punti qui sopra, mettendo al primo posto "decidi perché vuoi scrivere e per chi".
Ora, voi potreste dirmi che la maggior parte delle persone non decide perché scrivere, ma decide di cosa vuole scrivere. Io vi risponderò, invece, che inconsciamente lo scrittore decide perché vuole scrivere e, di conseguenza, il pubblico di riferimento della sua storia (a grandi linee tutti possono immaginare che, decidendo di scrivere un horror, il pubblico di riferimento sarà composto in buona parte da appassionati del genere). Le motivazioni dello scrittore medio variano dal "voglio raccontare una storia", "voglio che sia qualcosa che rimanga nel cuore delle persone", per arrivare fino al più schietto "voglio scrivere anche io il mio racconto su Bella ed Edward, cambiando i nomi, ovviamente!". Abbiamo scrittori di tutti i tipi, miei cari lettori, che vanno da quelli più virtuosi a quelli più fanatici. Ma bisogna discriminarli o scegliere una categoria migliore dell'altra? Non credo. Piuttosto vi citerei le parole di Stephen King, nella prefazione dell'edizione rivista de L'Ultimo Cavaliere (parlerò di questo libro nei prossimi giorni), che penso possano spiegare tanto e con cui concordo in pieno:
"Nel 1967 non sapevo che genere di storia sarebbe stata la mia, ma non era importante; confidavo di capirlo quando l'avessi incrociata per la strada. Avevo diciannove anni ed ero presuntuoso. Di certo presuntuoso abbastanza da credere di poter concedere un po' di tempo alla mia musa e al mio capolavoro (perché ero certo che sarebbe stato un capolavoro)." 
(...) 
"Io credo che ci siano due tipi di romanzieri, nei quali è incluso quell'abbozzo che ero io nel 1970. Quelli inclini all'aspetto più letterario o <<serio>> esaminano ogni possibile soggetto alla luce di questo interrogativo: che significato può avere per me scrivere questa storia? Quelli il cui destino è di scrivere anche romanzi popolari si porranno prevalentemente una domanda molto diversa: che cosa può significare per gli altri che io scriva questa storia? Il romanziere <<serio>> cerca risposte e interpretazioni per sé, il romanziere <<popolare>> cerca un pubblico. Entrambi sono egualmente egoisti." 

lunedì 24 giugno 2013

New Adult, questo sconosciuto. Istruzioni per l'uso!

Cari lettori,
Ogni tanto, come ben sapete, mi impegno a scrivere interventi su argomenti che mi prudono in modo particolare nel mondo editoriale italiano o meno. Oggi è la volta di un tema che, devo dire, mi preme alquanto e mi sento di approfondirlo un pochino con tutti quelli che avranno voglia di seguirmi. Quale?

In Italia abbiamo un problema. Un problema, a mio parere, grosso.
Noi viviamo in una bolla.
E questo nostro vivere in una bolla piccola, privata ed estremamente personale, legata alla persona in modo inscindibile, ci procura delle barriere di cui è difficile disfarsi.

"La mente è come un paracadute. Non funziona se non è aperta." - Frank Zappa

Questa bolla, nell'ambito dei libri, "esportata" nel mondo dell'editoria italiana ci mette davanti ad affermazioni che mi è capitato di leggere, soprattutto nell'ambito di discussioni su un genere relativamente nuovo che viene chiamato New Adult (molti di voi lo avranno già sentito). Sono affermazioni che affondano il genere guardandolo da un'angolazione tutta nostrana, ossia basando le proprie motivazioni su letture banali e più volte da me criticate come Uno Splendido Disastro, di Jamie McGuire, e le Cinquanta Sfumature della James.
Ebbene, temo sarebbe il caso di affrontare questa bolla e costringere un po' i lettori a bucarla, anche solo per guardare cosa si trova all'esterno. Scopriremo diverse verità, che ora affronterò sotto il mio punto di vista - siete invitati a dirmi la vostra - per poter sfogare questa irritazione di cui proprio non riesco a disfarmi.
Anticipo che non mi schiererò assolutamente con o contro nessuno in particolare, ma cercherò di chiarire alcuni punti che mi stanno a cuore con, spero, oggettività.